Achim Wagenknecht [homepage] [e-mail]

La filosofia politica di Hannah Arendt

1. Introduzione
2. Totalitarismo e Rivoluzione
3. La Politica
3.1 Opera
3.1.1 La relazione mezzo-fine
3.1.2 Inizio e fine
3.1.3 La dicotomia soggetto-oggetto
3.1.4 Un esempio
3.1.5 Il problema della categoria di opera
3.1.6 Il trionfo della categoria di opera
3.1.7 L'opera e la politica
3.1.8 Riassunto
3.2 Il lavoro
3.3 L’azione
3.4 Excursus: Teatro
3.5 La natività
3.6 Il CHI 
3.7 Il potere e lo spazio di apparizione
3.8 Excursus: Teoria del contratto e femminismo
3.9 Imprevedibilità è narratività
4. La politica, la teoria di campo e la comunicazione
5. Riassunto
6. Bibliografia



3.1.6 Il trionfo della categoria di opera

La categoria di opera ha limiti molto severi. La questione non è, ora, se si possa applicare alla politica, abbiamo abbondantemente chiarito la negatività della risposta. Piuttosto: Come mai l'opera ricopre un ruolo così importante nel pensiero politico attuale?

La ragione per cui si è introdotto il concetto di opera nella politica è, per la Arendt(1),

nella speranza che la sfera delle umane occupazioni possa ancora venire protetta dall’incerto e dalla mancanza di responsabilità morale che risulta dalla necessaria pluralità di agenti in ogni istanza attiva.

Per ricostruire storicamente il primato dell’opera non basterebbe una vita. In Vita activa la Arendt ha però dato un significativo contributo alla riuscita dell’impresa. Qui si accennerà agli sviluppi attraverso i tre stadi: Platone, la Genesi e Thomas Hobbes.

L’opera gioca un ruolo così prominente nel pensiero occidentale perché già lo ricopre nelle due culture che delineano la presente cultura cristiana. La cultura dell’occidente cristiano riposa essenzialmente su due pilastri, l’eredità giudaica e il neoplatonismo. Nella Genesi biblica il mondo intero viene prodotto, e anche la teoria platonica delle idee è ascritta al paradigma dell’opera. Da qui il trionfo pratico dell’opera nella rivoluzione industriale.

Hannah Arendt scrive in proposito: (2)

Per la posizione che l’opera occupa nella scala gerarchica della Vita activa è molto significativo che la rappresentazione o il modello che guida il processo produttivo non lo anticipi soltanto, ma che non scompaia dopo che l’oggetto è ultimato, ma che si mantenga nel presente in modo tale da permettere la fabbricazione di oggetti analoghi

Platone aveva ben compreso tale proprietà nella teoria delle idee, poiché: (3)

Anche se Platone utilizza naturalmente le idee per trasmettere tutt’altro, ossia le esperienze filosofiche della ‘Vista’, tuttavia si rifà sempre ad esempi tratti dal mondo del lavoro manuale e della produzione in genere, quando vuole illustrare la plausibilità delle sue teorie.

Hannah Arendt si rifà(4)

Al decimo libro della Repubblica, in cui Platone stesso spiega il concetto di idea con l’esempio quotidiano di un operaio che costruisce letti e sedie.

La Arendt si riferisce presumibilmente al seguente passo (5):

Ed è tuttavia naturale dire che l’operaio, il quale fabbrica questo o quell’oggetto, guarda all’Idea, quando produce una sedia od un letto, che noi usiamo, e così per le altre cose?

L’affermazione per cui Platone abbia derivato la teoria delle idee dal paradigma dell’opera è un po’ troppo forte, ma si può ben dedurre da quanto riportato che il nesso tra idee e opera non gli era sconosciuto, anzi era per lui ovvio.

Tale legame si trova anche in Platone, come fa notare la Arendt riferendosi a pag. 420 della Repubblica(6):

Poni adesso il caso in cui, mentre siamo impegnati a dipingere le statue, ci venga incontro un tipo e ci biasimi… Noi naturalmente ci difenderemmo… Applicato alla nostra questione: non ci serva fare una grazia ai custodi, che ne farebbero ben altro, non ai fini di custodire

I custodi ricoprono un ruolo fondamentale nell’utopia platonica, ruolo che viene criticato nel dialogo e Platone ne prende le difese rifacendosi all’opera . Confrontando, Platone fa capire di essere a favore della prescrizione, o almeno un abbozzo di essa, di specifici ruoli sociali qualificati, come il pittore per dipingere le statue. Ciò significa, essenzialmente, che Platone rifiuta l’azione come un risultato del compromesso, e vuole invece porlo attraverso l’ottica meditativa del filosofo, del singolo. I modelli devono dunque essere traslati in un processo produttivo. La durevolezza dei modelli per la produzione deve essere quindi traslata nel contesto delle leggi per la Polis al fine di abolire il caos che assolutamente non accenna a cessare.

La teoria delle idee venne integrata nel Cristianesimo da Plotino e poi da Agostino, facendone l’ideologia dominante in Occidente. Nel Cristianesimo venne in contatto con un’altra corrente culturale in cui l’opera ricopre un ruolo dominante: l’eredità giudaica. L’Antico Testamento comincia con un testo chiamato Genesi (7), in cui il mondo intero viene prodotto. Sono presenti i quattro elementi dell’opera: produttore, modello, materiale e prodotto, gli strumenti non vengono nemmeno menzionati.

Chiaramente il più importante dei quattro è qui il produttore. L’opera ha successo quando Dio fece o disse. Dio fece caratterizza una produzione i cui dettagli non sono rappresentati. Quando Dio disse, formula imperativamente un modello produttivo, ad es: Le acque sotto il firmamento si riuniscano in solo luogo e appaia l’asciutto.(8). Questo imperativo si realizza grazie alla potenza divina insita: E così avvenne.

Questo schema ricorda la teoria dell’emanazione plotiniana, per cui l’Εν, l’uno, crea il νουσ , il pensiero che contiene l’archetipo delle cose terrene. Questi archetipi si realizzano come gli imperativi divini nella Genesi grazie all’energia insita in loro (9). Il materiale ricopre un ruolo, in fondo, anche nella Bibbia, poiché: (10)

Il Signore Dio plasmò dall’argilla tutte le bestie della terra e tutti gli uccelli del firmamento.

L’archetipo dell’opera contenuto nella Bibbia consiste nella forma dell’argilla secondo un modello e attraverso un soggetto. E’ illuminante che questo paradigma, messo così in risalto nel libro più importante d’Europa abbia potuto esercitare un influsso così determinante sulla nostra cultura, in particolare dopo che Agostino, il maestro dell’Occidente, ebbe fuso questa eredità con le idee plotiniane. L’effetto di questa eredità si può ben riscontrare in uno dei rappresentanti più importanti della filosofia politica dell’era moderna allora principiante: Thomas Hobbes. Già la prima frase della sua opera politica, il Leviatano recita:

La natura, l’arte con cui Dio ha fatto il mondo e lo governa, è imitata dall’arte dell’uomo, come in molte altre cose e anche in questo: che si può fare un animale artificiale

E più sotto (11):

E poco più avanti Hobbes si rifà direttamente alla Genesi(12):

Insomma, i patti che legano le parti del corpo statale, equivalgono ad ogni parola pronunciata da Dio: Sia o Facciamo l’uomo.

Hobbes parla ancora in numerosi punti della natività dello Stato in forma di una produzione, come quando afferma che (13)

Gli uomini hanno fatto un uomo artificiale (lo Stato) per la pace e l’autoconservazione.

Ne chiarisce anche la ragione: l’abolizione dell’agire politico tramite la riduzione a una persona (14):

la quale comprende in sé qualcosa di più di un patto e della concordia; poiché è una vera unione in questa persona…

Il tentativo di realizzare ciò e

Organizzare in modo tale tutti gli uomini nella loro infinita varietà e pluralità, che sia come se rappresentassero un singolo essere,

è chiamato dalla Arendt totalitarismo (15). Intesa e concordia possono essere generati da processi politici, la riunione in un individuo mira all’abolizione della politica, poiché questa ha luogo per definitionem quando vi sono molte persone, come già Aristotele constata nel secondo libro della Politica (16):

E’ tuttavia chiaro che una πολις che tende al μονοσ non è più una polis. La sua natura è la moltitudine. Se tende sempre di più a ‘unificarsi’ si genererà una famiglia e dalla famiglia un singolo. Poiché dovremo ben dire che una famiglia è più unica di una polis, e un singolo ancora di più. Anche se si potesse produrre questa unità, non si dovrebbe. Poiché così si annullerebbe la polis.

La Genesi, Platone e Hobbes offrono tre solidi esempi per spiegare quanto ci eravamo proposti, l’importanza del pensiero produttivo nella tradizione europea. Il trionfo più grande dell’opera è però, di certo, la rivoluzione industriale, poiché il modello dell’opera generò una delle più grandi svolte della Storia. Come l’opera si impadronisca di sfere estranee in seguito a questo sviluppo, verrà trattato nel capitolo dedicato al lavoro (3.2) con l’esempio dell’agricoltura.

capitolo successivo

Note:
  1. Vita activa, pag. 214
  2. Ibidem, pag. 129
  3. Ibidem
  4. Ibidem, pag. 348
  5. Platone, Repubblica 596b, citato seguendo la trad. di Otto Apelt, Hamburg 1973, pag. 386
  6. Vita activa, pag. 222 e 359, nota 70
  7. Le seguenti citazioni bibliche seguono la traduzione unitaria, Stoccarda 1980
  8. Esodo, 1.9
  9. Cfr. Venanz Schubert: Plotin – Einführung in sein Philosophieren, Freiburg, München 1973, pag. 55 e sgg.
  10. Esodo 2.19
  11. Thomas Hobbes, Leviathan, Stuttgart 1980, pag. 5
  12. Ibidem, pag. 6, evidenziato nell’originale
  13. Ibidem, evidenz. Nell’originale
  14. Ibidem, pag. 155
  15. Le Origini del Totalitarismo, pag. 676
  16. Aristotele, Politica 1261a17 e sgg. trad. di Olof Gigon, München 1981, pag. 70. Per non alterare la tesi del Vollrath ho tradotto Stato con ‘polis’ e ‘casa’ con ‘famiglia’.
  17. Cfr. E. Vollrath, Politisch, das Politisch in: Ritter, Historisches Wörterbuch der Philosophie, vol. 7, pag. 1072 e sgg, pag. 1072 così in Vollrath, Grundlegung einer philosophischen Theorie des Politischen, pag. 66.

I rinvii sono riferiti alle edizioni tedesche.


i diritti d'autore: Enrico Gori
http://achimwagenknecht.de
aggiornato: 29.06.2006