Achim Wagenknecht [homepage] [e-mail]

La filosofia politica di Hannah Arendt

1. Introduzione
2. Totalitarismo e Rivoluzione
3. La Politica
3.1 L'opera
3.2 Il lavoro
3.3 L’azione
3.4 Excursus: Teatro
3.5 La natività
3.6 Il CHI 
3.7 Il potere e lo spazio di apparizione
3.8 Excursus: Teoria del contratto e femminismo
3.9 Imprevedibilità è narratività
4. La politica, la teoria di campo e la comunicazione
5. Riassunto
6. Bibliografia

3.7 Il potere e lo spazio di apparizione

Potere e spazio di apparizione sono categorie centrali in Hannah Arendt, categorie caratterizzanti la politica. Attraverso l’azione nello spazio di apparizione nasce il potere. Mi spiego con un esempio, un processo politico descritto dalla prospettiva di Hannah Arendt. L’esempio consiste in una riunione in cui i partecipanti vogliono agire collettivamente. Supponiamo che vogliano fondare una società. Questo esempio si accorda con quanto scritto dalla Arendt, poiché ebbe a scrivere sulla Royal Society(1):

Ma un’organizzazione, che sia composta da politici o scienziati che si sono prefissi il compito di non immischiarsi in dispute politiche, è per definitionem un’istituzione politica; dove gli uomini agiscono, c’è sempre il desiderio di agire e ottenere potere.

Pensiamo la situazione nel modo seguente: Un gruppo è tenuto a rispettare una scadenza per giungere a uno scopo, la creazione di una società.

Il detto gruppo dovrà riunirsi in una sala. Mentre si prepara il processo, l’idea della futura società è presente nella mente di alcuni. L’idea può essere trasmessa ad altre menti in diversi modi: oralmente, con volantini ecc. Anche questo fa parte della politica, ma il prototipo di un processo politico in senso arendtiano è la riunione che ora ha luogo. La sala, affittata dai congressisti, è il vero spazio di apparizione. Prima della riunione si potrà fornirla di sedie e tavoli, ma non è ancora spazio di apparizione. Lo diventerà a riunione iniziata. Prima e dopo, la sala è solo una parte dell’edificio. Durante la riunione è la rete di collegamento costruita dai partecipanti, lo spazio politico.

Entro un certo tempo la sala si sarà riempita, un totale di singoli con i loro progetti hanno preso posto. Più la sala è piena, maggiore è il potenziale della forza agente. Gli impulsi volontari dei partecipanti formano il detto potenziale. L’obiettivo dell’organizzazione è realizzare questo potenziale, la forza della possibilità deve essere tradotta in realtà per creare qualcosa di durevole e orientato al futuro. Il potere diventa così avvertibile nel momento in cui qualcuno prende la parola davanti a tutti. Egli e gli oratori successivi risvegliano questo potere nel momento in cui danno voce alla volontà generale. Il potere è l’unione di molte volontà in una direzione. Viene realizzato nel momento in cui i presenti approvano quanto detto dall’oratore. Il ruolo dell’oratore non è quello di manipolare il pubblico, cosa impossibile da fare arbitrariamente, ma di rendere avvertibile l’approvazione nella sala e riassumerla in una proposta concreta. Se questa proposta viene espressa e approvata, il potere si realizza. E ciò accade ben prima della scadenza del termine di costruzione.

Potere e spazio di comparsa si condizionano vicendevolmente. Il potere genera lo spazio di apparizione: se l’invito alla riunione è accolto da molti, il criterio di potere è definito: l’accordo di molte volontà e intenzioni(2), poiché tutti vogliono la stessa cosa: andare alla riunione. E questo fenomeno di potere permette la formazione di un potenziale ancora maggiore, riuscendo a riunire molte persone in uno stesso luogo, legate da interessi comuni, trasformando il ‘luogo’ in uno spazio di apparizione.

Questo spazio di apparizione condiziona nuovamente il potere Se tutti i partecipanti fossero rimasti a casa, avrebbero sempre avuto gli stessi interessi ma non sarebbe successo nulla. Già quando hanno fatto il loro ingresso nella sala, ora spazio di comparsa, hanno generato un potenziale. Potere e spazio di apparizione sono strettamente correlati, così strettamente che si potrebbe chiamarli, fondendoli, spazio di potere. (questa definizione richiama naturalmente il teatro: una rappresentazione si svolge in una sala, viene trasmessa con la lingua e si verifica tra uomini).

Possiamo concretizzare ulteriormente il concetto di potenziale. Supponiamo che alla riunione ci siano 100 persone. Congedato lo statuto e fondata la società, ora bisogna eleggere il presidente. Andrea S. si candida e ottiene 80 voti con cui viene eletta. Così ha potuto realizzare l’80% del potenziale totale (100%) volontà).

E’ chiaro che la teoria politica arendtiana è essenzialmente democratica, l’autrice la chiama anche democrazia senza limiti, ossia quella tipologia di Stato che è perlopiù in essenza un’immagine di potere(3). Una democrazia segue esplicitamente il principio di potere, ma anche le altre forme di stato necessitano di potere(4):

Anche il totalitarismo, i cui metodi di controllo sono i lager, il terrore poliziesco e la tortura, necessita di una base di potere, costituita in questo caso dalla polizia segreta e da una rete di informatori.

Hitler non avrebbe mai potuto governare, se non avesse ricevuto quell’enorme sostegno che ha, sfortunatamente, avuto. E che si tratti di un sostegno attivo lo si capisce dalle ultime parole che Hannah Arendt rivolge ad Eichmann durante il processo:

Giacché Si richiama all’ubbidienza, vogliamo rammentarle che la politica non è un asilo: nel mondo politico degli adulti, obbedienza è solo un’altra parola per consenso, sostegno.

Nello stesso libro a Arendt si rifà ad un’altra tipologia di spazio di comparsa, il territorio di uno Stato:

In questo senso territorio non significa primariamente un pezzo di terra, si riferisce piuttosto allo ‘spazio’ che si viene inevitabilmente a formare tra i membri di un gruppo, qualora siano legati da millenni da fattori linguistici, religiosi e storici, tradotti poi in costumi e leggi, protetti dal mondo esterno e differenziati. Tali relazioni diventano manifeste quando costituiscono lo spazio entro cui i vari membri di un gruppo interagiscono fra loro. Non se ne sarebbe fatto nulla dello Stato di Israele se il popolo ebreo non si fosse costruito, ed avesse conservato, durante la diaspora, uno spazio oltre ogni distanza geografica, ben prima del ritorno in patria.

Concretizziamo ancora una volta l’esempio. Se il territorio della Repubblica Federale è uno spazio politico di apparizione nel vero senso del termine, il più importante fatto di potere è l’elezione, poiché è in questa occasione che il maggior numero di volontà si riunisce. Ecco che la teoria arendtiana sposa la prassi politica. Anche il suo concetto generalizzato di territorio è contenuto da qualche anno nella legge federale: poiché i tedeschi emigrati hanno diritto di voto, rimangono legati politicamente al loro paese.

In sede elettorale solo chi compare prende parte all’azione. Lo spazio di comparsa è definito e strutturato, è ripartito in sezioni elettorali E anche il tipo di comparsa è definito, ad apparire è una possibilità garantita, ma solo quando questa possibilità agisce e f sentire la propria voce, solo allora influenza il risultato. Il potenziale è il totale dei cittadini votanti, il metro di successo è la ripartizione elettorale, quindi la quantità di potenziale che può essere realizzato. La questione di chi prenda il potere si risolve sulla base dei voti ricevuti, per dirla con la Arendt, chi ha ottenuto più potere. In senso arendtiano il totale dei voti è il potere, il candidato eletto ‘ha’ il potere solo in senso metaforico; non lo si può possedere, si può solamente venire investiti del potere da una moltitudine, affinché si parli a suo nome.


capitolo successivo

Note:
  1. Vita activa, pag. 365, nota 26

  2. Ibidem, pag. 195

I rinvii sono riferiti alle edizioni tedesche.


i diritti d'autore: Enrico Gori
http://achimwagenknecht.de
aggiornato: 29.06.2006