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La filosofia politica di Hannah Arendt

1. Introduzione
2. Totalitarismo e Rivoluzione
3. La Politica
3.1 Opera
3.2 Il lavoro
3.3 L’azione
3.4 Excursus: Teatro
3.5 La nascita
3.6 Il CHI 
3.7 Il potere e lo spazio di apparizione
3.8 Excursus: Teoria del contratto e femminismo
3.9 Imprevedibilità è narratività
4. La politica, la teoria di campo e la comunicazione
5. Riassunto
6. Bibliografia



We are absolute beginners.
David Bowie

3.5 La nascita

Il fatto che sempre nuovi uomini vengano al mondo nascendo è tradotto in inglese con il termine natality, in italiano lo si può rendere con nascita o natività. La traduzione natività, che la Arendt usa ad es. a pag. 167 mi pare impropria, preferisco utilizzare il sostantivo derivato dalla radice, nascita. Se dietro alla parola usata dalla Arendt vi sono sfumature nascoste, mi sono sfuggite.

Il significato della natalità per la politica sta nel fatto che il rinnovamento degli uomini coincide con quello delle opinioni e della volontà. Hannah Arendt cita Thomas Jefferson, che esprime ciò nei seguenti termini(1):

Ogni nuova generazione, intende [Jefferson], ha il ‘diritto’ di scegliere la tipologia di stato, per cui auguro la migliore realizzazione della sua felicità’.

Questo proponimento fallisce,naturalmente: gli uomini non si producono in serie, non è dato sapere quando una generazione si sostituirà alla precedente, la popolazione è costituita da individui ogni età. . Resta però il diritto dei nuovi a far conoscere le proprie decisioni. La situazione non è più così apodittica come la presenta Jefferson, ma deve essere separata dal diritto dei più anziani, fedeli al governo da loro scelto. Questo fenomeno, che si ripete dalla notte dei tempi, si chiama conflitto generazionale,, sebbene Hannah Arendt non usi questa definizione. Dato che non c’è nessuno che possa regolare il conflitto dall’esterno – proprio a causa la varietà di età in un popolo - , deve essere risolto politicamente. Il conflitto generazionale che si viene a creare con la nascita, non può essere relegato a seconda istanza, poiché viene scatenato da ogni nuova generazione. Questa è la principale ragione per cui la politica non avrà mai fine. La nascita è importante per la politica

Tuttavia la Arendt non vede nella nascita la fonte del conflitto generazionale, come potrebbe sembrare; piuttosto pone la nascita all’ultimo livello tra le capacità l’azione, poiché riguarda l’individuo. Nascita significa che ogni vita è un nuovo inizio, e questo inizio i rispecchia nelle azioni di quest’uomo, che rappresentano per lui un nuovo inizio a loro volta. La domanda che ci si potrebbe fare è: cosa c’è di tanto speciale? Se c’è un miracolo nella nascita di un essere umano non è quello della formazione di un organismo bensì di una coscienza, una volontà, un nuovo modo di vedere le cose, la nascita di un mondo. La nascita è importante per la politica nella misura in cui gli uomini che nascono non sono mai copie, ma individui con una coscienza propria e distinta. La Arendt cita qui Agostino, come nelle ultime frasi delle ‘Origini del totalitarismo’(2):

Initium ut esset, creatus est homo – ‘affinché ci fosse un inizio, l’uomo fu creato’, dice Agostino. Questo inizio è sempre e ovunque bell’e pronto. La sua continuità non può essere interrotta, poiché e garantita dalla nascita di un nuovo essere umano

Siamo principianti assoluti, canta David Bowie. Lo siamo tre volte: Primo viene il desiderio e la capacità di ricominciare con la nascita di un nuovo essere umano. Secondo, ogni agente è un principiante poiché non sa cosa fa. L’azione è imprevedibile ed è impossibile superare questa imprevedibilità con la saggezza e l’esperienza. E terzo, ogni agente è un principiante poiché, per dirla con Kant, comincia una nuova successione nel tempo, è dunque un principiante.

Siamo doppiamente principianti assoluti : Primo, il principio d una coscienza nella nascita di un essere umano è assoluto. Non c’è spiegazione alla nascita di una coscienza e non si può dire cosa le sarebbe accaduto se fosse successo altrimenti o da dove sia venuta. Secondo ogni principio che determina l’azione di un uomo libero è assoluto. L’azione potrà essere diretta su una realtà esistente e contenere aspetti spiegabili, ma se è libera, essa contiene una parte di causa assoluta e trascendentale la cui fonte è nell’uomo che agisce liberamente e non può essere spiegata.

L’uomo è agente dalla sua nascita e a causa di essa nonché del suo stresso gire, entrambe le cose sono molto significative per la politica: si tratta della ‘natality’ arendtiana. La condizione di nascita e di principalità sono i motori della politica. Il confronto politico prosegue fintantoché l’apporto di nuova azione continua.

Speculare un po’ sopra quanto detto, su come sarebbe la politica se le cose andassero diversamente, è un gingillarsi, ma è non privo di senso. E’ materiale per autori sci-fi e di mitologia, e almeno i primi ne avranno approfittato. Ecco quindi una serie Enterprise 3) che tratta della pluralità e della sua assenza. Si prendono quattro caratteri politici: il collaboratore, l’anarchico, l’ufficiale e la soldatessa. I quattro, giunti per la originalità nel piccolo mondo della cella in cui sono rinchiusi, affrontano un problema non da poco da cui si liberano cooperando. L’esperimento viene organizzato da una specie aliena composta da individui identici fra loro e non conosce perciò fenomeni quali la politica o l’autorità.

La natalità non determina solo la politica, ma anche la filosofia. Questa gira da migliaia di anni attorno alle stesse questioni poiché l’Io appartiene ai suoi oggetti essenziali. Questo Io si rinnova in ogni uomo che nasce, ma è avvertibile solo da quell’uomo, quell’individuo, è trascendente. Mentre la natura resta tale per periodi di tempo molto lunghi e può essere osservata, l’osservazione della coscienza umana sottostà a dei limiti essenziali, è’ accessibile solo all’introspezione.

La situazione è confrontabile con le conoscenze sull’intestino prima che fossero permesse le autopsie(4); solo che, nel caso della coscienza non sarà mai possibile liberare l’oggetto dell’osservazione dal suo ‘guscio’ ed essere quindi apprezzarla a occhio nudo.

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Note:
  1. Sulla rivoluzione, pag. 301. Viene citata una lettera di Jefferson scritta il 12/7/1816 a Samuel Kercheval.
  2. Origini, pag. 730, evidenziato nell’originale; Agostino, La Città di Dio, libro 12, secondo l’edizione in fine del 20° o 21° capitolo.
  3. Navicella Enterprise – Next Century, serie Versuchskaninchen, z.B.. Ringrazio il sig. Rolf Dunker che ha messo a disposizione il suo archivio.
  4. Cfr. l’illustrazione del romanzo di Noah Gordon, ‘Der Medicus’, München 1992

I rinvii sono riferiti alle edizioni tedesche.


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aggiornato: 29.06.2006