1.
Introduzione 2.
Totalitarismo
e Rivoluzione 2.1.
Il totalitarismo
2.2 La rivoluzione 2.2.1 Rivoluzione e pensiero processuale 2.2.2 I Consigli 2.2.3 Riassunto 3. La Politica 4. La politica, la teoria di campo e la comunicazione 5. Riassunto 6. Bibliografia
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2.2
La rivoluzione In
questa sezione si introduce il concetto di rivoluzione. Tale concetto
implica un momento di ineluttabilità distruttivo per la
politica. A questo aspetto negativo della rivoluzione corrisponde un
fenomeno positivo, quello dei consigli. Il sistema conciliare ha in
sé, secondo la Arendt, il principio dell'azione
realizzato al suo massimo grado (Sulla violenza, pag. 132, cit.).
2.2.1.
Rivoluzione e pensiero processuale
Le
rivoluzioni sono un fenomeno moderno. La parola deriva da Copernico e
caratterizza però qualcosa di completamente differente,
ossia
il moto periodico delle stelle mobili. E' la traduzione della parola
greca ανακυκλωσις
che, attraverso il
movimento planetario
rappresenta metaforicamente il cambio di regimi(1),
come ben
scrisse Pindaro (2):
In ogni
costituzione spicca
l'intraprendente: Qui dove un solo reggente, o l'impetuosità
del popolo, Come là dove i saggi (4)
comandano lo
Stato. Giammai litigare col dio, Che eleva uno e
conferisce
fama all'altro.
Il cambio di regime, monarchia,
democrazia,
aristocrazia è, secondo Pindaro, voluto dagli
dèi,
bisogna accettarlo, mai entrare in conflitto con esso. Due sono gli
aspetti significativi dei versi citati:
1) Il fatto
che si
tratti di un movimento ciclico, che implica un ritorno a un punto o
condizione di partenza e
2) il fatto che si tratti
di un
evento naturale, causato dagli dèi o dalla
gravità, non
dagli uomini: nessuno può influenzare il moto delle stelle,
non fino ad oggi almeno.
Questi elementi di rilievo
dovevano
essere presenti all'uomo quando coniò e fece della parola rivoluzione una parola chiave dell'era contemporanea. Fu
questa parola che il duca de la Rouchefoucauld-Liancourt, che nella
notte del 14 luglio del 1789 informò il re Luigi XVI degli
avvenimenti. Quando il suo re esclamò: E' una rivolta!,
gli venne risposto: No, Sire, è una rivoluzione.
Da questo momento in poi il concetto di rivoluzione assume il suo
significato moderno, e attuale, e non implica più il moto
ciclico o retrogrado, bensì, soprattutto, il moto irresistibile(5).
Un'insurrezione,
o una rivolta, è opera di
uomini che agiscono; se però questi perdono il controllo, e
scoprono di aver scatenato una tempesta, che li trascina con
sé,
allora ecco che è scoppiata una rivoluzione.
Questa
caratteristica di un processo necessariamente in corso nel quale gli
eventi politici sono intesi quali fenomeni naturali e come tali
vissuti, è essenziale, secondo la Arendt, al tramonto della
politica nell'era contemporanea. Questa comprensione della politica,
o meglio, questa incomprensione della politica è
chiamata dalla Arendt pensiero processuale.
Nella
rivoluzione
il procedere degli eventi è vissuto come un processo
irresistibile. A questo aspetto dell'esperienza corrisponde una
filosofia che intende la Storia come tale processo. Un importante
esponente di questa corrente di pensiero è senza dubbio
Hegel:
Hegel si sentì obbligato ad
affermare la
necessità di tutti i processi storici e spirituali,
poiché
li voleva giustificare
Perciò scomoda
la necessità
collegata al progresso(7):
Un
processo duraturo è
giustificabile solo in quanto parte necessaria di un progresso,
cioè
solo in quanto mezzo necessario a un grande fine.
Hannah
Arendt rifiuta anche questa giustificazione. Se il tentativo di
giustificazione è rivolto al passato, tale teoria risulta
fallace. Ma se si cambia direzione e si pone a mo' di giustificazione
all'azione futura o presente un'idea onnicomprensiva, quello che ne
deriva è un'ideologia pericolosa. Ciò
prenderà la forma del nazismo, assumendo un significato opportunamente traslato:
la necessità sotto forma di pensiero razzista
conduce
allo sterminio degli ebrei. Gli ‘addetti’ nazisti
potevano
ritardare o accelerare questo sterminio, non avevano altra scelta
davanti all'ideologia. Gli uomini che si ritengono vittime di
processi, non possono agire. Sotto quest'ottica un agente politico
diventa un esponente, secondo la definizione arendtiana. Un esponente
è il lardo nella zuppa, è la corona schiumosa
dell'onda, una foglia sospinta dal vento che indica la direzione del
vento, non di più (8). Chiunque
pensi di essere un esponente
di un processo storico, rifiuta automaticamente di prendersene la
responsabilità. Il motore degli eventi non è
più
costituito da esseri agenti, bensì dalla
necessità
stessa, valga per l'intera politica: volentes fata ducunt, nolentes
trahunt. Sotto questa prospettiva si ha solo una scelta: lasciarsi
guidare, o rischiare di venir sospinto violentemente avanti dalla
necessità storica. E questa violenza verso i nolontari non
può
che essere appoggiata di buon grado dai volontari. E così
come
gli esperti riescono a trovare soluzioni a necessità
naturali
come l'approvvigionamento energetico, l'agricoltura, la salute, per
le necessità storiche vi sono altresì esperti che
riescono a trovare soluzioni, anche finali, partendo dalla conoscenza
delle necessità storiche. Il normale cittadino, in quanto
profano, non ha che da seguire la saggia guida di questi esperti.
Pare, contraddittoriamente, che i cosiddetti
‘esperti’ che si
occupano di un processo storico necessario, da una parte ricoprono il
ruolo di esperti, dall'altra si ritengono solo esponenti,
rappresentanti di una forza onnipotente di fronte a cui loro stessi
sono impotenti. E non vedo come risolvere questa contraddizione.
Quando ci si pone dinanzi la realtà delle cose, cosa sta
accadendo, lo sterminio di esseri umani, allora ci appare chiarissima
la perversità di ogni argomento, trattandosi di intere parti
di popolazioni votate necessariamente all'estinzione. Già la
stessa parola estinzione contiene un'infamia: Si parla di
specie estinta quando gli individui che la compongono sono tutti
morti senza che il resto del vivente ne sia minimamente intaccato.
Nell'ideologia totalitaria il popolo è una specie: parti di
esso possono tranquillamente estinguersi, seccare o cadere come rami
o le foglie di cui sopra. Quando qualcosa si estingue nessun
individuo ne risente e così la molteplice sofferenza delle
vittime viene celata da questa parola che certo non si riferisce alla
morte di UN individuo. Questi gruppi necessariamente votati
all'estinzione sono definiti dagli esperti arbitrari. Quando
però
si sceglie di trascurare il background dell'ideologia, constatiamo
che può accadere veramente che interi gruppi di popolazioni
siano condannati a morire. Ad esempio le vittime delle radiazioni di
Chernobyl o le vittime delle frequenti carestie in Africa. Ora, se i
detti esperti prevedessero quale destino, necessario,
sopraffarrà questa gente, cosa farebbero? La logica
totalitaria, di conseguenza, non risolverebbe una carestia con aiuti
alimentari, ma con le bombe.
Note:
1)
Sulla
rivoluzione, pag. 50 e seg. 2) Così in Christian
Meier, Die
Entstehung des Politischen bei den Griechen, pag. 235 3)
Pindaro,
Pitiche, pag. 286 e seg. La citazione è dei canti di
vittoria
di Pindaro, trad. da C. F. Schnitzer, Stuttgart 1865, pag. 14. Il
volume è identico al vol. 16, parte II dei classici greci e
romani della Biblioteca Langenscheidt. 4) Così
è
definita l'aristocrazia in una nota di Schnitzer. Pindaro non poteva
conoscere l'obiettivo platonico di far regnare i filosofi,
poiché
visse 100 anni prima del filosofo ateniese 5) sulla
rivoluzione,
pag. 58 6) Ivan Soll, il cammino necessario dello Spirito, in:
Hegel-Jahrbuch 1981/82 (vol. 17) pag. 156-163, pag. 156. 7)
Così
pag. 158, evidenziato nell'originale. 8) Origini, pag. 355 e
seg.
I
rinvii sono riferiti alle edizioni tedesche.
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