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La filosofia politica di Hannah Arendt

1. Introduzione
2. Totalitarismo e Rivoluzione
3. La Politica
4. La politica, la teoria di campo e la comunicazione
4.1 La teoria di campo
4.2 Teoria di informazione e di comunicazione
4.3 Una teoria di campo della comunicazione
4.4 Applicazione all la politica
5. Riassunto
6. Bibliografia





4.1 La  teoria di campo

Il concetto di teoria di campo ci viene dalla fisica, perlopiù espresso sotto forma di campi di forza, campi di corrente o campi termici(1). Le componenti di un campo sono: lo spazio, il tempo, la proprietà del campo o potenziale, i corpi immersi nel campo e il tempo.

Lo spazio è quello in cui si genera il campo. La sua importanza rispetto ad esso non è tuttavia data dal suo essere un sostegno del campo, ma lo scenario in cui si osservano determinati fenomeni. Gli oggetti privi di vincolo cadono a terra. I pianeti ruotano più veloci in certi punti dell’ellisse e più lentamente in altri. Dunque in determinati punti del campo si apprezzano sempre gli stessi fenomeni. Ne segue che ad ogni punto corrisponde una determinata condizione. Il tentativo è quello di descrivere queste condizioni nei vari punti del campo il più semplicemente e unitariamente possibile. Il modo più semplice di farlo è di ascrivere allo spazio una qualità definita che sia data in tutti i punti dello spazio, con le occasionali levitazioni quantitative. Questa qualità si chiama proprietà del campo o potenziale.

Il potenziale nel campo di forza è la grandezza descrittiva; viene assegnato matematicamente ad ogni punto del campo ed entra in gioco quando un corpo immerso nel campo raggiunge lo specifico punto di spazio. Dato che l’effetto attualizzato del campo è una forza, il potenziale deve essere ricavato in modo tale che esso assuma, tramite interazione con una proprietà del campo, la dimensione fisica di forza. L’espressione matematica del processo è la moltiplicazione. Proprietà del campo moltiplicato proprietà del corpo uguale effetto del campo, ossia forza. Nel caso del campo gravitazionale la proprietà del corpo è la massa. La formula inversa ci dice che, in un campo gravitazionale, F/M = P ed assume la dimensione di un’accelerazione. La misurazione della proprietà del corpo, e quindi la dimostrazione empirica del campo, riesce solo attraverso i corpi immersi nel campo. La dimostrazione di un campo senza che alcun corpo vi sia immerso non è naturalmente possibile. I corpi immersi nel campo sono entità che agiscono reciprocamente con il campo. Ciascun ha il proprio campo, e tutti i corpi hanno una proprietà comune che può interagire con il potenziale. Nel caso della gravità la proprietà critica di un corpo è la sua massa, oltre ad avere, il corpo, un proprio campo gravitazionale.

Infine, il tempo appartiene alle categorie della teoria di campo, poiché gli effetti del campo si verificano solo nel tempo. L’effetto di un campo gravitazionale su un corpo privo di vincolo si esprime ad es. sotto forma di accelerazione. L’accelerazione è la seconda derivata dello spazio nel tempo. In altre parole, il cambiamento di luogo in una determinata successione in un periodo di tempo determinato è descritta come la prima derivata dello spazio nel tempo, come velocità. Se la velocità si mostra essere tanto variabile quanto il luogo di quiete di un grave, detta variazione sarà descritta a sua volta come derivata nel tempo: l’accelerazione.

Se si cerca un’ulteriore accezione del concetto di campo nella sfera delle occupazioni umane, ci si imbatte inevitabilmente in Kurt Lewin.

La sua teoria psicologica di campo è applicabile con successo grazie all’influsso esercitato sul concetto di dinamica di gruppo(2). Il pensiero di Lewin ha alcune affinità con quello di Hannah Arendt; Lewin parla di campi di potere e vettori(3) che influenzano il comportamento. Quando la Arendt parla di impulsi volontari, si potrebbe intenderli come vettori lewiniani. La volontà in filosofia e psicologia, i vettori in matematica e gli impulsi in fisica hanno in comune il fatto di essere universalmente comprese quali grandezze orientate: vettori, volontà e impulsi sono sempre diretti verso qualcuno o qualcosa.

Quella appena descritta mi pare, tuttavia, essere l’unica cosa che Lewin e la Arendt hanno in comune. Già il concetto lewiniano di potere si basa su presupposti completamente differenti. Secondo Lewin il potere è la possibilità di far sì che qualcun altro agisca secondo il mio volere. Sempre in questa accezione strumentale Lewin parla di potere di una persona su un’altra(4), un’espressione che la Arendt non avrebbe mai usato, poiché non aveva nulla a che vedere con il concetto di potere della pensatrice ebrea. La dipendenza psicologica che si lascia strumentalizzare per manipolare altre persone, è nel pensiero arendtiano, uno strumento di violenza; il potere politico arendtianamente inteso è tutt’altro genere di fenomeno. Anche il concetto lewiniano di campo non corrisponde a quello presentato che, personalmente, preferisco. Mentre le teorie fisiche di campo descrivono sempre e solo una grandezza, Lewin vuole integrare nel suo concetto tutto un corpus di entità differenti: necessità, obiettivi, desideri, punti di vista, difficoltà, l’Io e gli altri(5). Tutto ciò rende il concetto lewiniano di campo poco chiaro: per Lewin la teoria di campo non è altro che un nome per indicare uno stile lavorativo scientifico(6). I pensieri della Arendt e quello di Lewin divergono anche sul ruolo assegnato allo spazio. Lo spazio arendtiano è uno spazio di comparsa, ossia che la gente appare in esso, ma anche, secondo me, che lo spazio è accettato così come appare, in maniera euclidea. Lo spazio secondo Lewin è invece essenzialmente psicologico, volto a rappresentare una geometria odologica(7). Come psicologo Lewin è interessato anche alla natura interna dell’uomo. La Arendt invece si occupa di politica: conta solo ciò che interviene esteriormente. Per tutti questi motivi la teoria di Lewin non è più efficace nel lavoro.

Riassumo: Le teorie di campo descrivono l’intervenire degli effetti, dipendenti dallo spazio. In essi l’ordine degli oggetti di indagine è essenziale. Si tratta di sintetizzare matematicamente il rapporto tra l’ordine geometrico e gli effetti reciproci che entrano in gioco.


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Nota:
  1. Cfr. Adolf J. Schwab, Begriffswelt der Feldtheorie, Berlin: Springer, 1987, pag. 1 o anche l’ABC della Fisica pubblicato da Richard Lenk, vol. 1, pag. 283

  2. Carl Friedrich Graumann, introduzione al quarto volume (Teoria di campo) di: Lewins Werke, Bern und Stuttgart, 1982, pag. 37

  3. Graumann, pag. 18; Lewin, pag. 68

  4. Lewin, pag. 360 e seg.

  5. Ib. pag. 25

  6. Ibidem, pag. 24

  7. Ibidem, pag. 65 e seg.

I rinvii sono riferiti alle edizioni tedesche.
i diritti d'autore: Enrico Gori
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aggiornato: 14.07.2006